Partito di Alternativa Comunista

Le liste di Alternativa Comunista per la propaganda rivoluzionaria

Le liste di Alternativa Comunista per la propaganda rivoluzionaria
L'ALTERNATIVA OPERAIA E' NELLA LOTTA
La posizione del PdAC alle elezioni europee e amministrative
 

 
di Fabiana Stefanoni
 
elezioni amministrative
 
Nessuna crisi economica potrà trovare nelle urne una via d'uscita. Le crisi, se anche dovessero attenuarsi per le politiche di questo o quello schieramento dell'alternanza borghese, si ripresenteranno, e con sempre maggior violenza, finché esisterà il capitalismo. E né la democrazia politica né le elezioni possono abolire lo sfruttamento del lavoro e la proprietà privata dei mezzi di produzione. Per questo, quando i comunisti si trovano a dover decidere come agire in occasione di una tornata elettorale, devono partire da un elementare dato di fatto: solo dalle lotte potrà nascere l'alternativa operaia ai governi dei padroni. Occorre rovesciare questo sistema economico e sociale - e, con esso, i governi che ne reggono le redini - per impedire che le masse popolari si trasformino in masse di poveri e disoccupati mentre ingenti ricchezze si concentrano nelle mani di un pugno di capitalisti. Ma, proprio per questo, è necessario conquistare la fiducia delle masse. E' in questo snodo che i rivoluzionari devono individuare il giusto mezzo per collocarsi, di volta in volta, di fronte alle elezioni. Alle elezioni del 6 e 7 giugno il PdAC presenterà proprie liste alle elezioni amministrative, mentre sulle schede delle Europee - a causa di una legge antidemocratica che impedisce di fatto la presentazione alle nuove formazioni politiche - la nostra falce e martello (l'unica che si richiama esplicitamente al trotskismo, cioè al marxismo rivoluzionario odierno, con un quattro nel simbolo, in riferimento alla Quarta Internazionale di Trotsky) non sarà presente.
 
Alle europee nessuna lista di classe
Tanto più in un momento storico in cui i governi dei padroni non hanno contentini da distribuire, appare evidente agli occhi di milioni di lavoratori l'inconsistenza politica e programmatica di quei dirigenti sedicenti "comunisti" (quelli di Rifondazione e del PdCI) che si ostinano a dire ai lavoratori che il capitalismo può essere gestito in modo più equo, con qualche vantaggio per i lavoratori. Questo è uno dei casi in cui i fatti hanno la testa dura: come può non risultare ridicolo - non solo agli occhi dei lavoratori, ma anche agli occhi degli attivisti del suo stesso partito - un ex ministro (Paolo Ferrero) che parla oggi di "anticapitalismo" quando, fino all'altro ieri, gestiva dall'alto dello scranno ministeriale, insieme ai rappresentanti di Confindustria, proprio il capitalismo? Come può risultare credibile, agli occhi dei tanti precari, giovani immigrati, operai licenziati, una lista che candida gli stessi personaggi che hanno votato a favore delle leggi razziste di Amato e Prodi, a favore della precarietà del lavoro, a favore dell'aumento delle spese militari? Come dare la propria credibilità a partiti che, mentre si riempiono la bocca con la "lotta di classe" e "l'anticapitalismo", stringono accordi di governo col Pd in molti comuni e province, continuano a sedere comodamente nelle giunte regionali e locali di centrosinistra, rifiutano una prospettiva rivoluzionaria e, quindi, si preparano a ripetere in futuro le esperienze di governo nazionale col centrosinistra già miseramente fallite?
In altre fasi storiche, i comunisti rivoluzionari hanno dato talvolta, quando non potevano presentare una loro lista, tatticamente, indicazione di voto per i partiti operai riformisti, come mezzo per smascherare, davanti agli occhi delle masse, la politica di tradimento dei vertici di quei partiti, che rifiutano l'unità del movimento operaio nelle lotte contro la borghesia. Ma, nel caso della lista Ferrero-Diliberto - la cosiddetta lista "comunista" - ci troviamo di fronte solo alle briciole di un partito operaio. Frantumati in mille correnti interne, privi di radicamento operaio e tra i lavoratori, ridotti al lumicino quanto a energie militanti, Rifondazione (privata del suo leader maximo, Bertinotti, che ha scelto di sostenere, seppure defilato, Sinistra e Libertà di Vendola) e PdCI non hanno retto alla catastrofe che li ha travolti dopo il sostegno alle politiche antioperaie e guerrafondaie del governo Prodi. Che superino o meno lo sbarramento del 4% poco conta, la crisi di militanza dei due partiti è sotto gli occhi di tutti: sezioni vuote, assenza di attivisti nelle lotte, continue scissioni a livello locale e nazionale (da Bologna, dove il Prc ha subito tre scissioni in tre mesi restando con un pugno di attivisti, alla Sardegna, dove all'indomani delle elezioni regionali la maggioranza delle sezioni ha dato il benservito al partito).
Certo, lo sgretolamento dei partiti che hanno tradito la causa comunista a favore della collaborazione di classe e di governo col padronato non significa, automaticamente, crescita dei partiti rivoluzionari. Ma, sicuramente, uno spazio si apre: è questo spazio che il PdAC, col suo piccolo ma solido patrimonio di militanti armati di un programma di classe, intende occupare. Non voteremo, quindi, nemmeno alle europee (alle amministrative abbiamo nostre liste), la "lista comunista" di Ferrero e Diliberto, la lista di chi ha da proporre ai lavoratori soltanto nuovi tradimenti.
 
Il PdAC alle amministrative: un'occasione per la propaganda rivoluzionaria
Il PdAC non è un partito "astensionista". Come nella tradizione del bolscevismo (1), rivendica l'utilizzo delle elezioni come straordinario mezzo di propaganda rivoluzionaria. E' quello che stanno facendo i compagni e le compagne del PdAC alle elezioni amministrative: il PdAC presenta proprie liste con programmi di classe, incompatibili con questo sistema economico e sociale. Non abbiamo timore di dire ai lavoratori, ogni volta che utilizziamo i rari spazi offerti dalla stampa e dai media, che nessun governo (locale o nazionale) che uscirà dall'urna potrà dare una risposta ai bisogni dei proletari. L'alternativa dei lavoratori uscirà dalle lotte, dagli scioperi, dai comitati di lotta e dalle occupazioni delle fabbriche: solo con la conquista del potere da parte dei lavoratori sarà possibile abbattere il capitalismo, porre fine allo sfruttamento del lavoro, trasferire la produzione nelle mani dell'intera società (sottraendola al controllo di pochi). E' questo che spieghiamo ai lavoratori nelle partecipate assemblee e iniziative pubbliche che stiamo organizzando nelle province e nei comuni dove presentiamo le nostre liste. I lavoratori, mentre disertano le sedi vuote del Prc e del PdCI, ci riconoscono coerenza e ci ascoltano spesso con attenzione.
Con lo stesso fine, avevamo proposto a tutte le forze a sinistra del Prc di costruire una lista comune, su un programma basto sull'indipendenza di classe, in occasione delle elezioni europee: nel rispetto delle differenze certo non piccole che ci dividono. La legge elettorale antidemocratica, infatti, impedisce di fatto la presentazione a quei partiti che non hanno già un gruppo costituito nel Parlamento italiano o europeo, obbligando a una raccolta di firme spropositata. Solo unendo le forze a sinistra del Prc si sarebbe potuto tentare l'impresa. Ma, ancora una volta, abbiamo dovuto constatare - come in occasione delle scorse elezioni politiche - che anche per le principali (per quanto piccole) organizzazioni della sinistra "anticapitalista", Sinistra Critica e Pcl, la propensione a coltivare il proprio orticello supera la volontà di far crescere le lotte e una visibilità delle lotte anche nella campagna elettorale. Entrambe hanno respinto l'appello del PdAC. Sinistra Critica ha preferito voltare le spalle ai rivoluzionari e intraprendere una trattativa con l'ex ministro Ferrero per una presentazione comune con Rifondazione (trattativa fallita in extremis, così che Sc ha dovuto rinunciare alla presentazione alle Europee). Pcl invece ha preferito ricorrere anche stavolta a una "truffa" elettorale: si presenterà in sole tre circoscrizioni grazie alla firma dell'europarlamentare Giulietto Chiesa (eletto nelle liste Di Pietro - Occhetto) nonostante la legge elettorale per le Europee non consenta la candidatura con la firma di un solo parlamentare (difatti le altre circoscrizioni hanno respinto le liste del Pcl, in quanto prive dei requisiti; in tre circoscrizioni sono state ammesse per una "svista"). E' significativo che tanto il governo Berlusconi quanto il Pd abbiano chiuso un occhio su questa violazione delle norme antidemocratiche che loro stessi hanno prodotto: anzi la cosa è apprezzata da settori del Pd in quanto utile per indebolire la lista Prc-PdCI e favorire Sinistra e Libertà di Vendola (più disposta a prendere in considerazione futuri progetti di convergenza coi dalemiani). Chiaramente non saremo noi a invocare il rispetto delle leggi borghesi, per di più antidemocratiche e truffaldine come quelle che regolano la presentazione per le europee: ma certo va segnalato che i dirigenti del Pcl, pur di preservare la presunta autosufficienza del loro partito, preferiscono guadagnarsi un quarto d'ora di televisione con questa presunta "furbata" che peraltro li esclude da metà delle circoscrizioni: mentre una lista unitaria della sinistra non governista avrebbe potuto tentare la raccolta di firme per essere presente nazionalmente.
Sia Sc che Pcl si presenteranno in alcune amministrative con programmi che, generosamente, definiamo confusi: Sinistra Critica in alcune realtà si presenta in coalizione con liste civiche o di partito più a destra della "lista comunista" (come a Livorno, dove sono in alleanza con i Verdi e con una lista civica riformista). Pcl presenta programmi spesso indistinguibili da quelli del Pd (come a Finale Ligure, dove propongono un assessorato al bilancio più equo e parsimonioso, una migliore gestione dei fondi europei, l'attuazione "finalmente" delle leggi regionali per i parchi e l'ambiente, la regolazione "con ogni strumento legislativo consentito e con sgravi fiscali del mercato degli affitti", ecc.).
Se non ha senso dare il voto ai residui di partiti operai come Prc e PdCI, ancora meno senso ha dare il voto a micro-organizzazioni (come Pcl) prive di un programma operaio e, soprattutto, totalmente autoreferenziali e disinteressate alla crescita e alla vittoria delle lotte.
Per queste ragioni chiediamo il voto, alle amministrative, per il Partito di Alternativa Comunista, cioè per l'unico partito che si presenta con un programma di classe. Ove il PdAC non sia presente e anche alle Europee chiediamo ai lavoratori di astenersi o scrivere sulla scheda: "Via i padroni e i loro governi, il potere ai lavoratori".
 
 
1) Si veda, solo a titolo di esempio, la "Risoluzione per la terza conferenza del Partito socialdemocratico russo" scritta da Lenin nel 1907: "una giusta tattica (...) esige, anche quando esistono tutte le condizioni proprie di un'epoca rivoluzionaria, la partecipazione alle elezioni".
2) Vedere per credere! http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o1247:e1.
 

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