Il capitalismo corre ciecamente
verso la devastazione ambientale
di Mario Avossa
L’aggressione del capitalismo al pianeta è globale. L’abuso indiscriminato dei combustibili fossili immette nell’atmosfera quantità enormi di anidride carbonica. Questo eccesso è la causa dell’effetto serra che sta determinando una svolta critica nell’equilibrio climatico del pianeta. Il capitalismo non è in grado di arrestare il processo né di correggerne gli effetti. Solo il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo da parte delle masse popolari può avere una probabilità reale di limitare i danni inferti al pianeta.
Fenomeni atmosferici estremi
Solo in Italia fra il 2000 e il 2015 si contano 43 alluvioni di grandi dimensioni con 176 morti e 12 dispersi; di queste ben 17 negli ultimi due anni1. Nel Luglio 2015 in Pakistan un’alluvione ha causato 81 morti, con 1900 case distrutte, 172.000 sfollati2; in Bangladesh, Nepal, India e Pakistan nel 2014 inondazioni e frane hanno causato oltre mille morti e centinaia di migliaia di sfollati. Centinaia di eventi estremi ogni anno causano perdite di vite umane, devastazioni di territori, distruzione di abitazioni e vie di comunicazione. Si registrano di anno in anno con sempre maggiore frequenza ondate di calore (che causano il maggior numero di perdite di vite umane): nel 2012 il Brasile settentrionale è stato colpito dalla peggiore siccità degli ultimi 50 anni, in Australia si è registrato un deficit del 31% delle piogge nel solo periodo aprile-ottobre; gravi inondazioni si sono avute nel Niger, in Ciad, in Nigeria, in Colombia; freddo estremo in Russia -50°C, in Est Europa -30°C; 81 cicloni di tipo tropicale nel solo 2012 (nel trentennio 1981-2010 se ne sono verificati 85), i più violenti dei quali nelle Filippine e in Giappone3.
I numeri di morti e catastrofi
Del 1971 al 2010 si sono registrati 8835 eventi
meteo estremi che hanno causato la morte di 2 milioni di persone e danni
stimati per 2400 miliardi di dollari. In questi 40 anni le catastrofi sono
aumentate sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. In
Europa le ondate di calore sono state responsabili del più alto numero di
vittime: nel 2003 20.000 solo in Italia, mentre le alluvioni hanno causato i
maggiori danni economici.
La siccità che ha colpito l’Etiopia nel 1983 e
l’alluvione del Bangladesh del 1970 hanno causato ciascuna 300.000 morti: La
siccità del Sudan del 1984
ha causato 150.000 morti. L’ondata di calore del 2003 in Europa ha causato
70.000 morti; quella del 2010
ha causato 53.000 morti nella sola Federazione Russa.
Gli uragani negli Usa
hanno causato nel 2005 danni per 146.89 milioni di dollari (Katrina) e nel 2012
per 50 miliardi di dollari (Sandy)4.
Quello che la stampa capitalista tace è che fra i
milioni di morti per alterazioni climatiche non ci sono banchieri, industriali,
dignitari del clero, parlamentari delle istituzioni borghesi, alti ufficiali,
né professionisti facoltosi: non ci risultano morti fra costoro. Le vittime
sono uomini, donne, bambini, vecchi del proletariato, masse di miseri corpi
divorati dai flutti o inghiottiti dalle frane, persone riarse dalla calura o
assiderate nei cartoni. Persone che a centinaia di migliaia hanno abitato in
tuguri o precarie stamberghe travolti dalle acque; che hanno ripiegato su
abitazioni a ridosso di costoni franosi o situate nei potenziali alvei di piena
o in piane alluvionali ove nessuno andrebbe ad abitare. E’ il proletariato che
sta pagando direttamente le conseguenze dei cambiamenti climatici. I
capitalisti ne sono pienamente consapevoli.
La situazione è in peggioramento
Siccità, alluvioni, uragani, sono destinati ad
aumentare di numero, frequenza e intensità per effetto dell’aumento
incontrollato del riscaldamento climatico planetario, come già preannunciato
nel 2011 da ricercatori al servizio del capitalismo: la tendenza in atto è che
i fenomeni di caldo estremo si verificheranno ogni 1-2 anni verso la fine del
secolo in ogni parte del pianeta e ogni 1-5 anni nelle latitudini più
settentrionali 5-6. Per
i prossimi anni sono previsti fenomeni climatici patologici in aumento di
numero e di intensità.
L’aumento
delle temperature medie sta raggiungendo i poli. Il polo artico inizia a
riscaldarsi e a lasciar defluire correnti fredde verso l’Oceano Atlantico. Le
correnti fredde rischiano di abbassare la temperatura della Corrente del golfo
fino a livelli tali da inibirla, per dare quindi inizio a un’era glaciale
patologica7.
La causa è il sistema di produzione di merci che amplifica l’effetto serra
L’effetto
serra naturale consiste nell’azione schermante dell’anidride carbonica e di
altri gas presenti in atmosfera nei confronti della radiazione infrarossa.
Per
produrre energia elettrica e merci il capitalismo ha adottato l’uso di fonti
energetiche di provenienza mineraria, cioè fossile, idrocarburi presenti in
grande quantità nel sottosuolo. Se fossero lasciati in pace dove sono, non
arrecherebbero alterazioni dei gas atmosferici. Il ricorso alla combustione dei
derivati di raffineria del petrolio e, in misura minore, del carbone fossile e
del nucleare, copre la quasi totalità del fabbisogno energetico del capitalismo
nel mondo. La combustione del petrolio e del carbone genera enormi quantità di
Co2 che non vengono trattate né recuperate ma immesse tal
quali in atmosfera. Il sistema di produzione capitalistico è impegnato a
produrre sempre più merci, al minor costo possibile, col massimo profitto
possibile e nel minor tempo possibile: questo comportamento apparentemente
folle è obbligatorio, è funzionale a vincere la concorrenza fra capitalisti e fondamentalmente
ha lo scopo di contrastare la caduta tendenziale del saggio di profitto. Perciò
il capitalismo sta immettendo Co2 in eccesso in atmosfera a
ritmi forsennati aumentando in modo patologico l’effetto serra. A questo bisogna aggiungere la demenziale
deforestazione dei polmoni verdi del pianeta, le foreste pluviali, al fine di
assoggettarle alla produzione capitalistica.
Si
calcola che i cicli di produzione capitalistica immettano ogni anno in
atmosfera 27 miliardi di tonnellate di Co2, 50.000 tonnellate al minuto, dovuti
all’uso indiscriminato di combustibili fossili8.
Questo
determina un crescente aumento di temperatura media globale del pianeta. Già 40
ani orsono i ricercatori del Massachussets insitute of technology avevano
previsto il fenomeno e descritto il problema. Un ricercatore di quel gruppo, in
uno studio del 2012, ha
dimostrato che entro il 2052 si avrà un ulteriore aumento medio di 2 gradi e
nel 2080 di 2.8 gradi, facendo diventare irreversibile il processo: questo
potrebbe causare l’impossibilità della sopravvivenza dell’umanità a causa dei
fenomeni climatici estremi generati dal surriscaldamento dell’atmosfera del
pianeta9. Le compagnie petrolifere tacciono o negano10.
La
gran parte delle emissioni proviene principalmente dalla produzione di energia
e dai trasporti. Cioè direttamente dalla produzione industriale di merci dei
settori primario (agroalimentare e zootecnia) e secondario (industria
manifatturiera) e dalla distribuzione delle merci. E’ arduo perfino immaginare
le enormi quantità di prodotti petroliferi (cherosene, benzina, gasolio) che in
un solo giorno sono combusti dalle centrali termiche per la produzione di
energia elettrica e dai grandi motori dei mezzi di trasporto adibiti alla
movimentazione delle merci e delle persone in tutto il pianeta11.
I responsabili dell’effetto serra. Le compagnie minerarie e la politica di onnipotenza
Eppure
le tecnologie che non si avvalgono di combustibili fossili esistono già da
tempo e sono abbastanza evolute e affidabili da poter essere utilizzate già da
subito. Il capitalismo le conosce, le ha sviluppate negli ultimi decenni ma ne
evita il largo impiego con la motivazione di essere costose. Probabilmente le
ragioni recondite di questa riluttanza sono altre. Prova ne è che la Shell ha avocato a sé il
settore delle energie rinnovabili12. Nel capitalismo oggi l’atteggiamento dominante è
quello di risparmiare sulla bolletta energetica (cioè di tentare di diminuire i
consumi e evitare gli sprechi), non di sostituire il petrolio con energie rinnovabili.
Per spiegarci questa decisione occorre considerare il ruolo delle grandi
compagnie minerarie.
Nel
solo 2011 (dati fermi al 2012) Exxon Mobil ha dichiarato 452 miliardi di
dollari di entrate (+27.7%); Chevron 245 mld di dollari (+25.1%); Conoco
Phillips 237 mld di dollari (+28.3%); Total
184 mld di dollari; Gazprom dichiara nel
2014 106.3 mld di
dollari di fatturato; Petrobras 96,326 miliardi (2008): PetroChina 310 mld di Euro
(2015); l’utile della Shell del 2014 è 22,6 mld di dollari; si potrebbe
proseguire per tutte le 27 maggiori compagnie petrolifere nel mondo. I
colossali volumi di affari delle compagnie petrolifere sono eloquenti: queste
possono dispiegare il loro peso politico in ogni parte del mondo. Non c’è
decisione rilevante per l’economia mondiale che non passi per l’approvazione o
la disapprovazione delle compagnie. Non c’è politica di stati che non sia influenzata,
diretta o decisa dalle compagnie petrolifere.
Con
la fusione con la Mobil,
la Esso ha
riunito il trust Standard Oil di Rockefeller diventando il secondo gruppo
imprenditoriale privato al mondo, dopo la Shell, per fatturato, profitti e capitalizzazione
di borsa. Nel 2001 fu sotto inchiesta per atti bellici in Indonesia contro la
popolazione locale, in cui fornì supporto alle truppe locali, rimanendo
coinvolta in casi di violazione dei diritti umani (omicidio tortura, stupro)13. Associazioni ambientaliste (Greenpeace,
Friend of Earth, People and planet) da anni muovono documentate accuse alla
Exxon Mobil di irresponsabilità ambientale e sociale. La Esso ha attivamente
contrastato il protocollo di Kyoto. Greenpeace riferisce che la Exxon Mobil ha rifiutato
di ammettere che l’estrazione e l’abuso di combustibili fossili stiano
esplicando effetti dannosi per l’ambiente e stiano avviando le alterazioni
climatiche del pianeta. La compagnia sta finanziando scienziati negazionisti10.
La Shell è il colosso del petrolio.
Nel 2011 ha
dichiarato ricavi per 484.5 miliardi di dollari: i più alti ricavi mai
dichiarati da un’azienda in tutta la storia del capitalismo14. In Sudafrica è stata
accusata di sostenere il regime razzista. Nei primi anni novanta la Shell stabilì in Nigeria
attività estrattive pericolose e nocive per il popolo nigeriano residente nel
delta del fiume Niger; sorse un movimento popolare di opposizione, si
mobilitarono 300.000 persone, negli scontri nei mesi successivi ci furono 80
morti e vennero distrutte 495 case, seguirono ulteriori scontri e furono
arrestati nove dirigenti delle lotte popolari, fra cui Ken Saro Wiva. Nel 1995
ci fu un processo-farsa e i nove oppositori politici furono giustiziati. Ken
Saro Wiva durante il processo dimostrò che la Shell si era fatta promotrice dei massacri. Si
scoprì che la Shell
aveva rifornito di armi, mezzi e denaro l’esercito nigeriano in quelle
operazioni15. Forte di quelle vittorie, la Shell proseguì a devastare
il territorio del delta del Niger, ove si rifiutò di bonificare l’ambiente,
lasciando inquinati i corsi d’acqua dopo perdite di petrolio e venne meno alle
promesse di progetti di sviluppo per le popolazioni locali16.
Le
multinazionali del petrolio detengono il controllo dei settori chiave della politica
internazionale e il loro potere si esercita in collaborazione con i maggiori
raggruppamenti bancari del mondo. Gazprom, Petrobras, Petrochina e Pdvsa sono
parzialmente nazionalizzate, ma si tratta del mascheramento di imprenditori
appartenenti alle borghesie nazionali il cui attrito con le grandi
multinazionali genera i conflitti in atto nel mondo.
Il controllo delle fonti energetiche è strategico per il capitalismo. Cogenza del fossile.
Nonostante
gli slogan neoliberisti che elogiano la libera concorrenza, lo scontro fra
capitalisti ha le sue radici nella ricerca di posizioni dominanti che possano
condurre al monopolio. E’ quanto sta accadendo nell’ambito delle compagnie
petrolifere. Di fatto esiste un cartello fra le prime compagnie del mondo: Shell,
Exxon Mobil, Chevron, Conoco Phillips e altre, che assicura il controllo della
massima parte del mercato dell’energia. Questo cartello tende al monopolio
assoluto.
Le
altre potenti borghesie nazionali non stanno a guardare. I gruppi semi-nazionalizzati
sono attivamente impegnati sui fronti politico, diplomatico e militare per
difendere e possibilmente estendere i loro campi d’azione. Le instabili e
reazionarie borghesie nazionali del medio oriente da decenni hanno ingaggiato
una lotta a oltranza per fronteggiare il cartello imperialista o per alzare il
prezzo della loro collaborazione: oggi l’intero medio oriente è incendiato da
guerre infinite e cruente il cui scopo è il possesso e il controllo dei
giacimenti petroliferi contesi. Lo stato fantoccio di Israele è il guardiano
ringhioso dei cartelli. Questi scenari di guerra si rovesciano sul proletariato
medio orientale che ormai è privo di tutto: massacri indiscriminati, assenza di
ogni tipo di welfare, fame, bombardamenti e assedi, campi profughi, muri alle
frontiere per i popoli in fuga, tagliagole in azione, religiosi invasati che
nella loro perfetta recita indottrinano i proletari che divengono mercenari
assunti per pochi dollari.
Il
controllo delle fonti energetiche (petrolifere o meno) e il monopolio di esse è
strategico, perché consente al capitalismo imperialista di occupare una
posizione dominante nel mercato dell’energia: in assenza di un monopolio,
qualunque borghesia nazionale potrebbe ideare e percorrere un piano di
indipendenza energetica17; egualmente accadrebbe nei paesi dove rivoluzioni
operaie e popolari dovessero portare al potere il proletariato: i governi
rivoluzionari sarebbero liberi di agire nei settori produttivi locali senza
vincoli imposti dal capitalismo e le rivoluzioni vittoriose potrebbero
estendersi.
Gli
economisti al soldo delle compagnie petrolifere sanno fare bene il loro lavoro
e calcolano vantaggioso sostenere le spese delle guerre (saranno le classi
subalterne a essere tassate) per il possesso dei giacimenti petroliferi,
nonostante si tratti con ogni evidenza di conflitti che dureranno molto a
lungo. In questo contesto il capitalismo ha già avviato investimenti e studi
proiettati a uno o due secoli. Il capitalismo non può rinunciare all’impero
petrolifero così faticosamente costruito, anche se ciò produce il massacro del
proletariato e l’alterazione globale del clima del pianeta. Massacrare i popoli
equivale a distruggere merci, ha un effetto antirecessivo. Il disastro
climatico sarà certamente pagato dal proletariato in termini di vite umane e di
risorse economiche. Gli sconvolgimenti climatici faranno da apripista a nuovi
business di ripari, ricostruzioni, riadattamenti. Uragani, alluvioni, incendi
ben vengano: ogni distruzione di merci, così come in guerra, è antirecessiva.
L’abuso dei combustibili fossili continuerà.
La recente Cop 21. I governi scaricheranno i costi sul proletariato
E’
questo il contesto in cui si è aperto la
Cop 21 a
Parigi. Il governo francese ha subito approfittato dello stato di emergenza
decretato dopo i massacri reazionari nella capitale ad opera di sicari
dell’Isis: le manifestazioni popolari contro le delegazioni della Cop 21 sono
state vietate e disperse con la forza.
La
stessa stampa borghese è costretta ad ammettere18 che, alla conclusione della Cop 21, molti problemi
restano irrisolti, non c’è nessuna garanzia del raggiungimento degli obiettivi
prefissati, rimane il divario fra nord e sud del mondo, non c’è neppure un
accenno sul prezzo della Co2, l’intesa entrerà in vigore non
prima del 2020.
L’intesa
fra le delegazioni prevede:
· Contenere l’aumento della temperatura atmosferica media a 1.5 °C entro fine secolo (impossibile, siamo già a 0.86°C e comunque insufficiente).
· Nessun target preciso per il contenimento della Co2, entro il 2030 si potrebbe tentare di riportare le emissioni a 40mld di tonnellate annue, ma i paesi più inquinanti pensano di poter arrivare solo a 55 mld.
· Verifiche burletta: inizieranno nel 2023, poi ogni 5 anni e le raccomandazioni di correttivi saranno “non giuridicamente vincolanti”. I paesi a basso reddito non saranno soggetti a verifiche.
· I paesi a grandi emissioni dovranno fare la maggior parte degli sforzi di riduzione, ma “in base alle diverse circostanze nazionali “(suvvia, fate i bravi, se potete).
· Fondo di 100 mld di dollari ai paesi emergenti col nobile intento di aiutarli.
·
I Paesi colpiti da catastrofi ambientali non potranno chiedere
indennizzi ai Paesi industrializzati18.
Come
si vede, è un accordo di facciata. Le delegazioni hanno litigato su tutto. L’unico
punto di accordo è stato quello di individuare risorse pubbliche da rastrellare
alle masse popolari per fronteggiare le spese dei disastri climatici. I popoli
sono affidati a questa gente.
Falchi e colombe. Negazionisti e possibilisti. Arroganze e illusioni.
La
borghesia è divisa sul tema dell’imminente disastro climatico. Il fronte dei
falchi è rappresentato dalle multinazionali petrolifere che non hanno
l’interesse né la possibilità di ridurre il ricorso alle fonti energetiche
fossili. Al contrario, si battono con ogni mezzo, lecito e illecito, per
aumentare le vendite del greggio, mantenere e estendere il monopolio e tenere
in pugno l’assetto capitalistico del mondo. Alle loro spalle le grandi banche
d’affari e il complesso militare -industriale.
I loro portavoce sono scienziati negazionisti come Chris de Freitas, professore alla University
of Auckland, New Zealand, che afferma che la temperatura globale non è aumentata in
maniera significativa negli ultimi 20 anni; secondo altri scienziati il
riscaldamento è un fenomeno naturale, dovuto all'attività solare, alle
variazioni dell'inclinazione dell'asse terrestre e a fattori in parte sconosciuti.
E' quanto sostiene Antonino Zichichi. Per Richard Lindzen, docente di meteorologia al Massachusetts
Institute of Technology - Usa, non si può dire quale sia la causa del
surriscaldamento globale: i modelli climatici sono talmente imprecisi che è
impossibile prevederne entità e conseguenze19.
Un’altra
fazione borghese si mostra più possibilista: è quella legata alle tecnologie
cosiddette verdi, cioè allo sviluppo di tecnologie di produzione, distribuzione
e impiego dell’energia compatibile con bassi livelli di aggressione climatica e
ambientale. Si tratta di settori imprenditoriali che prevedono buoni affari nel
medio futuro, tanto più lucrosi quanto più l’allarme delle alterazioni
climatiche si fa pericoloso e vicino. Gli investimenti saranno ripagati
dall’estesa adozione di quelle tecnologie in futuro, perché stimolata
dall’incalzare dei cambiamenti climatici a tendenza catastrofica. Non a caso la Shell, come in precedenza
accennato11, ha incorporato una sezione di studi e investimenti
in tecnologie di produzione dell’energia a basso impatto ambientale.
Il
capofila dei loro portavoce è Greenpeace, che si dichiara soddisfatta dagli
esiti della Cop 21 che, secondo loro, “mette all’angolo” le compagnie
petrolifere (sic!). Soddisfatta anche Avaaz, che si
azzarda a parlare di “svolta storica”. Soddisfatte anche altre due
organizzazioni delle colombe borghesi, Wwf e Legambiente: quest’ultima si
limita a rammaricarsi che la Cop
21 abbia pianificato la riduzione di un solo grado di temperatura, mentre ne
sarebbero necessari 2.5 – 3° C20.
A
fronte dell’arroganza dello schieramento petrolifero è da respingere anche
l’illusoria posizione dei settori capitalistici legati alla green-economy:
ingannando il proletariato sulla possibilità di sfuggire alla morsa dei
cambiamenti climatici, finiranno per affiancarsi ai monopoli petroliferi e
coesistere, componendo un quadro di complementarietà ad essi.
Sinistra riformista senza prospettive.
Lo schieramento di ciò che rimane della sinistra riformista appare povero di argomentazioni: Rifondazione Comunista si limita a chiedere la riduzione del 70% delle emissioni di Co2, senza spiegare ai suoi militanti né al popolo con quale forza si possa chiedere una cosa del genere alle multinazionali del petrolio; invoca “una società diversa” senza specificare di quale tipo; conclude con lo slogan “non lasciamo alle generazioni future il peso dei nostri errori”21: la prima persona plurale fa scomparire le classi sociali e le gravi responsabilità della borghesia nel disastro climatico. Una prima persona plurale mutuata dal vocabolario del più becero Tg.
Abbattimento del capitalismo unica soluzione realistica
Il
clima del pianeta sta rapidamente evolvendo verso il surriscaldamento ad opera
dei settori forti del capitale finanziario internazionale. Questo determinerà
nel medio periodo un costante incremento dei cataclismi climatici, le cui
vittime saranno mietute unicamente nel proletariato mondiale. La carenza di
acqua si estenderà a regioni una volta fertili, masse di proletariato in fuga
premeranno con ancora maggiore disperazione verso climi più stabili e
verosimilmente verranno respinte a colpi d’arma da fuoco. Chi non potrà fuggire
si rassegnerà. Inondazioni e uragani faranno la loro parte ai danni del proletariato.
Nel lungo periodo è prevedibile un’era glaciale patologica.
Il
capitale finanziario non può permettersi di mettere a rischio il dominio strategico
degli assetti di potere nel pianeta: sta conducendo delle guerre per questo. Nella
sua cieca furia di incremento dei fatturati ad ogni costo la borghesia sarà
costretta a perpetuare le politiche energetiche petrolifere così come in atto. Non
ha possibilità di scelta: è semplicemente impossibile tornare indietro. Sarà
inchiodata alla sua croce.
Per
fermare il capitalismo occorre abbatterlo. L’iniziativa politica dovrà essere
assunta dal proletariato: la sua classe d’avanguardia, la classe operaia, ha il
compito storico di insorgere e di guidare i popoli alla presa del potere in
tutto il mondo: la sfida è globale. Il pianeta non può essere lasciato nelle
mani di una classe sociale di irresponsabili. Così come la borghesia, anche il
proletariato non ha altra scelta: il capitalismo non può né vuole fermarsi da
solo, il proletariato deve abbatterlo per lasciare che nasca una società priva
di classi sociali. Una società comunista. Alla guida politica della classe
operaia dovrà trovarsi il partito rivoluzionario mondiale, quello che Lev
Trotsky stava costruendo quando fu assassinato da un sicario di Stalin. I
rivoluzionari di tutto il mondo stanno riprendendo le fila di quel progetto: la Lega Internazionale
dei Lavoratori – Quarta Internazionale, di cui il Partito di Alternativa
Comunista è la sezione italiana.
Note
1) https://it.wikipedia.org/wiki/Lista_di_alluvioni_e_inondazioni_in_Italia
3) Dati forniti dal "Provisional annual statement on the state of the global climate" - World meteorological organization (Wmo) - 18esima Conferenza delle parti dell'United Nations framework convention on climate change – Doha 2012
4)http://www.lescienze.it/news/2014/07/21/news/atlante_vittime_danni_economici_eventi_meteorologici-2219569/ che riporta da “World Meteorological Organization” (WMO): "Atlas of mortality and economic losses from weather, climate and water extremes (1970–2012)".
5)http://www.lescienze.it/news/2011/11/22/news/il_cambiamento_climatico_favorir_gli_eventi_meteo_estremi-685617/ Eventi meteo estremi: sempre peggio se il caldo aumenta 22 novembre 2011
6)http://www.lescienze.it/archivio/articoli/2007/09/01/news/oceani_piu_caldi_uragani_piu_intensi-549041/ Oceani più caldi, uragani più intensi Ci sono prove sempre più convincenti che il riscaldamento globale sta intensificando i venti e le precipitazioni dei cicloni tropicali 1 settembre 2007
http://www.attivitasolare.com/rallenta-la-corrente-del-golfo-si-teme-glaciazione/
8) Oggi i vulcani rilasciano in atmosfera circa 130 - 230 milioni di tonnellate di diossido di carbonio ogni anno, ma questa quantità rappresenta meno dell'1% della quantità di diossido di carbonio totale liberata in atmosfera dalle attività umane, che è pari a 27 miliardi di tonnellate all'anno: 50.000 tonnellate al minuto. Nel marzo 2013 la concentrazione misurata di diossido di carbonio nell'atmosfera terrestre è stata di circa 399 ppm. Si ipotizza che la concentrazione atmosferica di diossido di carbonio prima della rivoluzione industriale fosse 280 ppm, e che quindi sia aumentata del 35% dai tempi della rivoluzione industriale e del 20% dal1958. La combustione dei combustibili fossili (carbone, petrolio) sarebbe la prima causa di questo aumento con il 64%, mentre la deforestazione sarebbe la seconda con il 34% .https://it.wikipedia.org/wiki/Anidride_carbonica -
9) Jorgen Randers, della BI Norwegian Business School di Oslo, Norvegia, autore di '2052: A Global Forecast for the Next Forty Years'. Lo studio, pubblicato dal gruppo internazionale Club di Roma in occasione del summit delle Nazioni unite sull'ambiente e lo sviluppo "Rio+20" del 2012, delinea uno scenario di disastri ambientali e sociali per i prossimi 40 anni. "L'umanità - scrive Randers - potrebbe non sopravvivere sul pianeta se continuerà sulla sua via di eccessivi consumi e calcoli a corto termine". Non si torna indietro, dunque, dallo sfruttamento cui gli uomini hanno sottoposto l'ambiente. Siamo giunti a un punto di non ritorno e non ci accorgiamo delle conseguenze delle nostre azioni. Di questo passo, l'aumento della produzione di anidride carbonica provocherà un surriscaldamento precoce, che toccherà i 2,8° nel 2080. "Ormai - continua - abbiamo superato la disponibilità di risorse della Terra, e in alcuni casi vedremo collassi su scala locale già prima del 2052. Emettiamo due volte la quantità di gas di serra in un anno che può essere assorbita dalle foreste e dagli oceani del pianeta". Ha osservato Randers, "oggi si è fatto ancora poco e lo scenario è ancora più tetro: i modelli di sostenibilità ambientale che avrebbero potuto porre rimedio sono ormai al di fuori della nostra portata. Non agendo al momento opportuno, l'umanità ora è diretta verso una catastrofe ambientale e sociale, che potrebbe colpirci nella seconda metà del 21° secolo"(26 maggio 2012) http://www.repubblica.it/ambiente/2012/05/26/news/riscaldamento_globale_al_punto_di_non_ritorno-35973315/ – Con buona pace dei negazionisti.
10) La procura generale di New York ha aperto un'indagine su Exxon Mobil per capire se il colosso petrolifero americano abbia mentito al pubblico in merito ai rischi associati al cambiamento climatico e agli investitori sugli effetti potenzialmente... Lo scrive il New York Times, secondo cui il procuratore generale Eric T. Schneiderman ha chiesto formalmente a Exxon la consegna di una mole di documenti tra cui email e risultati finanziari. ...riguardante Exxon si allarghi a macchia di olio. 05/11/2015 10:01 http://argomenti.ilsole24ore.com/exxon-mobil.html
11) Non basta semplicemente produrre le merci, perché il valore d’uso e il valore di scambio per essere non potenziali ma attuali (cioè realizzabili) hanno bisogno che le merci possano essere distribuite, cioè viaggiare.
12) La… Shell è una multinazionale operante nel settore petrolifero, nell'energia e nella petrolchimica. Assieme a BP, ExxonMobil e Total è uno dei quattro principali attori privati mondiali nel comparto del petrolio e del gas naturale. Soprattutto, la Shell si dedica a tutta la filiera dei prodotti petroliferi, dall'esplorazione fino alla vendita al dettaglio. Le sue attività petrolchimiche sono incentrate nella sussidiaria Shell Chemicals. Esiste anche un settore dedicato alle energie rinnovabili http://argomenti.ilsole24ore.com/shell.html
13) ‘Private Empire’, Steve Coll’s Book on Exxon Mobil - NYTimes.com, da Wikipedia - ExxonMobil sui cambiamenti climatici, Greenpeace sui cambiamenti climatici, ExxonMobil sul disastro ecologico della Exxon Valdez, da Wikipedia
Just Earth! da Wikipedia
14) https://it.wikipedia.org/wiki/Royal_Dutch_Shell
15) Sierra Club, Defending Those Who Give The Earth A Voice, 2000
16) Christian Aid, Behind the Mask
17) Eloquente il caso Mattei (presidente dell’Eni) in Italia.
18) Parigi, l’accordo sul clima spiegato in sei punti – Il sole 24 ore Marco Moussanet | 14 dicembre 2015
19) http://www.liceoberchet.gov.it/ricerche/geo4d_07/gruppoD/teoria_negazionista.htm
21) http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=20325 17 nov 2015 Ambiente, Rifondazione alla Marcia globale per il Clima e verso Cop21