11 dicembre: sciopero pubblico
impiego
PER UNA MOBILITAZIONE AD
OLTRANZA
PER
CACCIARE BERLUSCONI!
volantino del Pdac per lo sciopero
dell'11 dicembre
La destrutturazione del lavoro
pubblico sta subendo una forte accelerazione. Gli attacchi del governo, con la
scusa dell'aumento del debito pubblico, dei pareggi di bilancio a fronte di una
crisi economica che già vede un poderoso aumento della disoccupazione, della
cassa integrazione ecc. vogliono distruggere quel che ancora resta di pubblico
nel nostro Paese.

Brunetta, con il plauso di Confindustria, fin dal suo
insediamento e in nome dell'efficienza e della lotta ai "fannulloni", ha voluto
gettare fango sui lavoratori pubblici per giustificare pesanti tagli ai servizi,
agli organici e aperture alle privatizzazioni, ma soprattutto ha cercato per
questa via di dividere i lavoratori. Con la legge 133, poi con progetto di
riforma della pubblica amministrazione e, recentemente, con il famigerato
"decreto Brunetta" il salario diventa una variabile dipendente dal grado di
"adeguamento" dei lavoratori ai dettami dei politici di turno e di una classe
dirigente scelta in base al grado di "fedeltà"; il lavoro prestato, da
"servizio" diventa occasione di valutazione (di chi e con quali criteri?) con
decurtazione di quote di salario, sanzioni ed eventuale licenziamento. La
Finanziaria non stanzia un euro per il rinnovo dei contratti e, da subito, tutte
le amministrazioni pubbliche dovranno adeguarsi ai dettami imperativi del
governo che annullano il ruolo del sindacato, della contrattazione e delle Rsu.
Si realizza così il disegno già
delineato da oltre un decennio dai vari governi che si sono succeduti, tanto
quelli di centrodestra come quelli di centrosinistra, che in nome
dell'"efficienza" e dell'"efficacia" hanno ridotto la funzione del lavoro e dei
lavoratori pubblici attraverso la privatizzazione del rapporto di lavoro,
legando il salario alla produttività nel tentativo di ridurre la spesa, ma
mantenendo intatte sacche di parassitismo legate a sperperi di ogni genere e a
consulenze da favola. Così è avvenuto nella sanità con imponenti dirottamenti
delle risorse verso le strutture private, così è avvenuto nelle amministrazioni
centrali e negli enti locali con esternalizzazioni e privatizzazioni. Così è
avvenuto nella scuola e nell'università dove un processo di destrutturazione
ultradecennale ha determinato il regalo di risorse ai privati, licenziamenti di
personale precario, chiusura di istituti e dequalificazione dell'offerta
formativa
Oggi la Cgil Funzione Pubblica e
Lavoratori della Conoscenza scendono in piazza in uno sciopero generale. Viene
da chiedersi se, di fronte al disastro sopra delineato e abbondantemente
annunciato, non sia troppo tardi. Siamo comunque in piazza con i lavoratori
perché l'energia di chi lotta superi le timide rivendicazioni che oggi vengono
proposte dalle burocrazie sindacali:
- non si può accettare la triennalità dei contratti soprattutto dopo che la Cgil non ha firmato l'accordo separato del 22 gennaio;
- non si possono sbandierare miseri aumenti di 150 euro spalmati su tre anni dopo che stiamo andando avanti con il solo recupero della vacanza contrattuale;
- non si può continuare a dividere i lavoratori pubblici dai lavoratori del privato: vogliono far pagare la crisi a tutti indistintamente.
- non si può accettare la triennalità dei contratti soprattutto dopo che la Cgil non ha firmato l'accordo separato del 22 gennaio;
- non si possono sbandierare miseri aumenti di 150 euro spalmati su tre anni dopo che stiamo andando avanti con il solo recupero della vacanza contrattuale;
- non si può continuare a dividere i lavoratori pubblici dai lavoratori del privato: vogliono far pagare la crisi a tutti indistintamente.
Occorre che tutti i lavoratori della Cgil, del sindacalismo di base e quelli non iscritti ad alcun sindacato, del pubblico e del privato rivendichino uno sciopero ad oltranza di tutte le categorie per bloccare il Paese superando tentennamenti e ritardi del sindacato, tesi per lo più alla gestione della "pace sociale", a riguadagnare strapuntini ai tavoli di trattativa e ad inseguire una unità delle sigle sindacali (Cgil, Cisl, Uil) utile soltanto ai padroni e al governo e, non a caso, auspicata dal Partito Democratico.
Lottiamo per imporre una vera e grande
mobilitazione unitaria e prolungata, per fermare l'attacco padronale, per
cacciare Berlusconi!