«L’avanguardia rivoluzionaria del proletariato tedesco si è costituita in partito politico autonomo [...]. Si tratta ormai di sostituire lo stato d’animo rivoluzionario indifferenziato con un’inflessibile determinazione rivoluzionaria, la spontaneità con la sistematicità».
(Rosa Luxemburg, 1918, discorso per la fondazione del Kpd)
Se avesse potuto vedere ciò che certi pretesi seguaci e critici, di destra e di sinistra, hanno fatto del suo pensiero, forse anche Rosa avrebbe esclamato, alla Marx: «non sono luxemburghista!».
In questi decenni l’etichetta di «luxemburghismo» è stata incollata sulle pozioni preparate da uno stuolo di medici del capitalismo e ciarlatani del socialismo. Spontaneismo, movimentismo, anti-centralismo, anti-bolscevismo, anti-partitismo e avventurismo: sono pochi gli «ismi» del vocabolario del movimento operaio che non sono stati associati in qualche modo al nome di Rosa Luxemburg. Talvolta in buona fede, più spesso per imbroglio, si è tentato di isolare singoli errori della Luxemburg, posizioni congiunturali, per poi impastarle insieme in una velenosa presunta dottrina da piegare, di volta in volta, alle più disparate esigenze.
C’è bisogno di attaccare l’Ottobre ‘17? Ecco pronte tre citazioni di Rosa contro Lenin. Si vuole negare la concezione marxista del partito? Subito viene rispolverato un articolo di Rosa che proverebbe la sua convinzione circa l'inutilità del partito.
Che poi singoli articoli o frasi siano stati da Rosa stessa smentiti o superati con l’insieme della sua opera e - ciò che più conta - dalla sua azione, è ovviamente cosa che non turba detrattori e falsi apologeti. Dietro il caos di falsificazioni storiche operato da stalinisti e riformisti in questo secolo, il revisionismo è un delitto con impunità garantita. Almeno fino al giudizio implacabile della prossima rivoluzione.
Volendo leggere l’opera della Luxemburg nel suo contesto è evidente che ogni enfatizzazione della «energia spontanea» delle masse è fatta in diretta polemica con gli apparati in via di burocratizzazione della socialdemocrazia tedesca (Spd), contro la loro trasformazione del partito da mezzo in fine, ovvero mezzo per subordinare gli interessi della classe operaia a quelli di una casta parassitaria di funzionari e deputati. Quando agli inizi del secolo Rosa polemizzava contro quelli che leggeva come «eccessi partitisti» dei leninisti, aveva in mente la situazione tedesca.
È stato lo stalinismo per primo a imporre alla ricostruzione storica l'idea di una Rosa Luxemburg come portatrice di una «diversa concezione del partito».
Ciò era funzionale a presentare il bolscevismo come una completa innovazione (di Lenin... e Stalin). Fu l'esecutivo dell'Internazionale stalinizzata nel marzo '35 a coniare il termine «luxemburghismo». La stessa interpretazione è stata ripresa, seppure con fini opposti, da presunti «luxemburghisti».
La differenza tattica (seppure con conseguenze strategiche) tra i bolscevichi e il gruppo attorno alla Luxemburg (Internazionale, poi Lega di Spartaco) sui tempi della rottura avviene solo dalla fine del 1914. È nei mesi seguenti che Lenin preme per una rottura anche organizzativa (quella politica già era avvenuta) della sinistra tedesca con la Spd. Ma la differenza tra Lenin e la Luxemburg non verte sui principi di costruzione del partito: è una scelta di tempi, per quanto importante. Per questo nella sua critica all'"Opuscolo di Junius", nel luglio 1916, Lenin non muove critiche di principio all'autrice, cioè alla Luxemburg, e pur criticando il rinvio della rottura si dice convinto che gli spartachisti «riusciranno a procedere oltre, sulla buona via».(4)
È priva di fondamento anche l'affermazione secondo cui Lenin avrebbe criticato gli spartachisti per non aver rotto subito con i centristi dell'Uspd (partito, costituitosi nell'aprile 1917 dalla rottura della Spd, diretto tra gli altri da Kautsky). Lenin ritiene infatti che la rottura coi centristi sia già avvenuta nei fatti e scrive: «Negli ultimi tempi chi è particolarmente interessato a imbrogliare le carte ha fatto gran chiasso attorno alla presunta unificazione del gruppo di Liebknecht e dei kautskiani nell'Uspd. In realtà il gruppo di Liebknecht non si è fuso interamente con i kautskiani, ma ha conservato la propria autonomia organizzativa, limitandosi a costituire un blocco temporaneo e condizionato contro i socialsciovinisti».(5)
In effetti Karl Liebknecht conferma che nella Uspd gli spartachisti (già funzionanti come un partito autonomo) stavano facendo entrismo per raccogliere forze e costituire un nuovo partito: cosa che avverrà alla fine del dicembre 1918.
Oggi possiamo valutare che fu un errore non seguire la proposta di settori rivoluzionari di non entrare nella Uspd centrista: ma si tratta di una valutazione sui tempi della rottura, non di due concezioni diverse del partito.
In questo testo Lenin chiarisce vari errori fattuali contenuti nella polemica della Luxemburg sul reale andamento del II Congresso del Posdr (1903, quello che porta alla rottura tra bolscevichi e menscevichi) e più in generale fa notare alla Luxemburg che sta polemizzando non con le sue posizioni ma con una falsa descrizione delle sue posizioni («Rosa Luxemburg in Die Neue Zeit fa conoscere ai lettori non il mio libro ma qualcosa di diverso»). Cioè Lenin non attribuisce alla Luxemburg una diversa concezione del partito. E rispetto all'accusa di «ultracentralismo» Lenin risponde che la Luxemburg sta polemizzando avendo in mente il centralismo burocratico utilizzato dagli opportunisti nella Spd, non le proposte concrete di Lenin.
1) in un articolo scritto nel 1906 ("Blanquismo e socialdemocrazia")(7) Rosa Luxemburg polemizza con Plechanov e difende Lenin dall'accusa di «blanquismo» che ella stessa aveva usato poco prima contro Lenin. Cioè corregge su questo la sua posizione;
2) già nel 1905, vedendo alla prova della rivoluzione bolscevichi e menscevichi, la Luxemburg inizia ad attaccare le posizioni della nuova Iskra (proprio sul tema del partito) e, al Congresso di Stoccolma (1906), si schiera su quasi tutte le questioni con Lenin contro Martov. Nel Congresso di Londra del 1907 il voto della Luxemburg è determinante per assicurare la maggioranza bolscevica. Nello stesso anno Lenin e la Luxemburg fanno battaglia comune al Congresso di Stoccarda dell'Internazionale;
3) nella sua attività concreta di costruzione del partito polacco (Skdpil) Rosa diresse un partito d'avanguardia fortemente centralizzato;
4) in tutti i suoi testi principali, al di là dei limiti di alcuni di questi e di alcuni errori, non è mai teorizzato qualcosa di diverso dal partito d'avanguardia come elemento indispensabile per portare la coscienza socialista «dall'esterno» e dirigere la classe operaia alla conquista del potere. È Trotsky a affermare che la Luxemburg si è sempre «sforzata di educare in anticipo l'ala rivoluzionaria del proletariato.»;(8)
5) nelle ultime settimane di vita, nel Congresso di fondazione della Kpd (dicembre 1918), la Luxemburg si scontra con l'ala giovanile del partito che critica un «eccesso» di centralismo nel nascente partito Rosa risponde usando esattamente gli argomenti di Lenin a favore del centralismo che i giovani (impressionanti dal centralismo burocratico della Spd) rifiutavano. Tutta l'evoluzione della Luxemburg dimostra che stava allontanandosi sempre più da alcuni errori commessi nei primi anni del secolo e si stava avvicinando sempre più alle concezioni di Lenin. Una evoluzione simile a quella compiuta da Trotsky: solo che la Luxemburg è stata uccisa prima di completarla;
6) l'altra polemica usata da detrattori della Luxemburg o da presunti «luxemburghisti» si basa sul testo La Rivoluzione russa che era in realtà un insieme di appunti scritti dalla Luxemburg in carcere (settembre 1918) quando non disponeva che di notizie frammentarie. Ella stessa manifestò (a Leo Jogiches, dirigente del partito e suo compagno di vita) la volontà che questi appunti fossero bruciati e non pubblicati perché aveva cambiato idea. Furono pubblicati nel 1921 da Paul Levi che, una volta espulso dal partito, tradì la volontà di Rosa. Ma persino in questo testo che alcuni presentano come «anti-bolscevico» Rosa Luxemburg scrive al contrario che il partito di Lenin «è stato il solo che abbia capito la legge e il dovere di un partito veramente rivoluzionario». E il testo conclude affermando: «l'avvenire appartiene ovunque al bolscevismo».(9) Davvero strano per una «anti-bolscevica», o no?
E, sempre per questo, Trotsky sostiene che le differenze con Rosa riguardavano solo «l'accessorio», elementi «episodici», dunque non una concezione compiuta e contrapposta al partito di tipo bolscevico. In un testo in cui usa le espressioni che abbiamo citato, scritto nel 1935, Trotsky esprime quello che ci sembra essere il giudizio che meglio sconfessa la visione di una Luxemburg autrice di «un'altra concezione» del partito. Ci permettiamo di citarlo ampiamente: «[...] sono stati compiuti ultimamente parecchi sforzi per costruire un cosiddetto luxemburghismo da usare come un trinceramento, da parte dei centristi di sinistra, contro il bolscevismo-leninismo. Non si va avanti di un passo nel dire che Rosa Luxemburg contrapponeva spassionatamente la spontaneità delle masse alla "vittoriosa e coronata" politica conservatrice della socialdemocrazia tedesca, specialmente dopo la rivoluzione del 1905.
Questa contrapposizione aveva carattere completamente rivoluzionario e progressista. Molto tempo prima di Lenin, Rosa Luxemburg ha compreso il carattere ritardante dell'ormai ossificato partito e dell'apparato sindacale ed ha cominciato a combattere contro di essi. Poiché ella confidava nell'inevitabile accentuarsi dei conflitti di classe, ha sempre previsto la certezza di un'apparizione indipendente delle masse contro il volere e contro la linea dei burocrati. In questa sua visione storica generale, Rosa si è mostrata corretta.
[...] Rosa stessa non si è mai auto-confinata alla mera teoria della spontaneità [...]. Rosa Luxemburg si è sforzata anticipatamente di educare l'ala rivoluzionaria del proletariato e di unirla organizzativamente il più possibile. In Polonia ha costruito un'organizzazione indipendente molto rigida. Il massimo che si possa dire è che la sua valutazione storico-filosofica del movimento operaio, la preselezione della sua avanguardia, comparata all'azione di massa che era attesa, fu troppo poco accentuata in Rosa; laddove, invece, Lenin - senza consolare se stesso con i miracoli delle azioni future - prese gli operai più avanzati per saldarli costantemente e instancabilmente in fermi nuclei, illegalmente o legalmente, in organizzazioni di massa o sotterranee, per mezzo di un programma finemente definito».
E Trotsky continua: «La teoria della spontaneità di Rosa fu una salubre arma contro l'ossificato apparato del riformismo. Per il fatto che essa fu spesso indirizzata contro il lavoro di Lenin di costruzione di un apparato rivoluzionario, essa rivelava - certamente solo in embrione - il suo carattere reazionario. Con Rosa ciò accadde solo occasionalmente. Lei era troppo realista, in senso rivoluzionario, per sviluppare gli elementi della teoria della spontaneità in una consumata metafisica. In pratica, lei stessa, come si è già detto, insidiava questa teoria ad ogni passo. Dopo la rivoluzione del novembre 1918, iniziò l'ardente lavoro di assemblaggio dell'avanguardia proletaria. [...] giorno per giorno, Rosa si stava avvicinando alla concezione teoricamente ben delineata di Lenin riguardo leadership cosciente e spontaneità. (Dev'essere certamente stata questa circostanza a impedirle di rendere pubblico il suo manoscritto contro la politica bolscevica, in seguito così vergognosamente abusato)».(10)
Note
(2) Sui rapporti tra Lenin e la Seconda Internazionale si veda: G. Haupt: "Lénine, les bolcheviks et la II Internationale", in Cahiers du monde russe et soviétique, 3, 1966.
Per quanto riguarda Trotsky, riteneva che la Seconda Internazionale avesse svolto «un ruolo storico progressivo [che] ebbe termine con l'inizio della guerra imperialista», citiamo da La Terza Internazionale dopo Lenin, Schwarz, 1957, p. 107.
(3) Si veda su questo il libro di C. Weill, Marxistes russes et social-démocratie allemande. 1898-1904, Maspero, 1976.
(4) Per il giudizio di Lenin sulla "Junius-brochure" vedi: "A proposito dell'opuscolo di Junius", (luglio 1912) in V.I. Lenin, Opere complete, Editori Riuniti, 1966, volume 22, p. 304.
(5) Per il giudizio di Lenin sulla permanenza degli Spartachisti nella Uspd vedi: "Socialsciovinisti e internazionalisti" (aprile 1917) in op. cit., volume 24, p. 335.
(6) V.I. Lenin, "Un passo avanti e due indietro. Risposta di Lenin a Rosa Luxemburg", in op. cit., volume 7, p. 460. Questo articolo fu inviato a Die Neue Zeit (rivista teorica della Spd) ma Kautsky non lo pubblicò. Fu pubblicato per la prima volta nel 1930.
(7) R. Luxemburg, "Blanquismo e socialdemocrazia" (1906), da noi consultato nella edizione in francese disponibile in internet a questo link: www.marxists.org/francais/luxembur/works/1906/rl19060600.htm
(8) L. Trotsky, "Rosa Luxemburg e la Quarta Internazionale" (24 giugno 1935), disponibile su internet a questo link www.marxists.org/italiano/trotsky/1935/6/24-luxemburg.htm
(9) R. Luxemburg, La Rivoluzione russa, Massari editore, 2004.
(10) L. Trotsky, "Rosa Luxemburg e la Quarta Internazionale", v. nota 8.