Francia, presidenziali del 2007
Quale programma per i rivoluzionari
Raoul (*)
Lutte Ouvrière e la sua ricerca della rivoluzione...
Questa sera abbiamo cercato ancora una volta, disperatamente, il programma
e gli obiettivi che Lutte Ouvrière (Lo)[1] si prefigge
in questa campagna elettorale per le elezioni presidenziali. Ma non abbiamo
trovato nulla! Nulla! Arlette Laguiller[2] stessa
ha del resto appena confermato questo vuoto politico siderale, intervistata su France
3 (canale Tv nazionale) giovedì 15 febbraio. Per riprendere il commento del
giornalista: "ho avuto ben da cercare sul sito di Lo e di Arlette
Laguiller, ma non ho trovato nessun programma."
Quindi, i soli elementi su cui basarsi sono i discorsi della Laguiller alle
assemblee pubbliche di Lo (reperibili sul sito www.arlette-laguiller.org).
Nessun programma d'azione e ancor meno di lotta.
Le elezioni possono essere una tribuna che consente al partito
rivoluzionario di costruirsi, di propagandare il proprio programma e i suoi
obiettivi. Ma per fare ciò occorre essere pedagogici per convincere e spiegare:
indicando un ponte tra le rivendicazioni immediate dei lavoratori e la
prospettiva del socialismo.
Tutto ciò implica però, come minimo, una comprensione della realtà della
lotta di classe in Francia. Lotta di classe marcata dal rifiuto del Tce
(Trattato costituzionale europeo), dalla rivolta delle banlieues e dalle
mobilitazioni contro il Cpe (Contratto di primo impiego); un insieme di lotte
di classe che hanno fatto indietreggiare (parzialmente) il governo. Si tratta
di avvenimenti imprescindibili per comprendere la situazione politica in
Francia: portano il segno della combattività della classe operaia e dei suoi
alleati.
Al contempo, questi fatti permettono di mettere il dito nella piaga. Dopo
aver dichiarato che la vittoria del No alla costituzione europea è stato
possibile grazie ai voti dell'estrema destra; dopo aver condannato la rivolta
(e la gioventù) delle banlieues; Lo si rifiuta di costruire un ponte tra
le rivendicazioni immediate dei lavoratori e la prospettiva del socialismo.
Lutte Ouvrière [che significa Lotta Operaia, ndt] rifiuta insomma di essere uno
strumento per le lotte operaie...
La Laguiller afferma: "Una candidata che combatte contro il sistema
non ha che una sola possibilità di essere eletta: essere trasportata da una
lotta sociale potentissima, dall'azione collettiva di milioni di sfruttati. Ma,
anche laddove fossi eletta in simili circostanze eccezionali, io non potrei fare
nulla senza che l'azione della classe operaia si estendesse ben al di là delle
elezioni. Noi non siamo in una situazione del genere oggi. Ma io mi candido per
indicare al mondo del lavoro questa prospettiva, la sola che può sfondare il
muro del denaro e di tutti coloro che lo difendono."
Certo, ci sono dei ritmi da rispettare ma se continua ad aspettare il
momento "ideale" della "grande serata rivoluzionaria"
[espressione della Laguiller che si riferisce alla sera prima dell'alba
rivoluzionaria, ndt], Lo finisce per correre dietro a una chimera. E peraltro
non a una sola chimera!
Il socialismo non si costruirà per incanto e non basta dichiarare che
"Senza sottomettere a un controllo coloro che possiedono e dirigono a loro
profitto tutta l'economia, non si può impedire i licenziamenti." Bisogna
anche rendere questa prospettiva comprensibile per i lavoratori, e dunque
bisogna spiegare come potremo raggiungere un obiettivo simile, per quali vie,
con quali mezzi.
Per fare ciò è necessario sottolineare un elemento centrale per la lotta di
classe in Francia e in Europa: la mondializzazione capitalista. Perché l'Unione
Europea e le sue direttive sono il quadro in cui si materializzano gli attacchi
contro i lavoratori. La politica completamente pro-capitalistica condotta
dall'Ue rappresenta, nei fatti, la concretizzazione dei bisogni e delle
contraddizioni del capitalismo nell'era dell'imperialismo. Ed è al servizio di
queste politiche che si sono messi tutti i rappresentanti - di sinistra o di
destra - della borghesia francese.
In questo senso, la vittoria del No alla costituzione europea costituisce
prima di tutto un rifiuto dell'Europa capitalista da parte della classe
operaia; e questa vittoria ha aperto la strada alle successive mobilitazioni
contro il Cpe. Eludere queste questioni significa eludere la prospettiva
concreta del socialismo e la necessità di costruire un'Internazionale. Non si
possono avere risposte "autarchiche" alle delocalizzazioni, alle
politiche razziste; non si può avere un controllo sui conti e le finanze delle
aziende multinazionali se non si controllano i flussi finanziari mondiali.
Senza una politica e un'organizzazione internazionalista, le giuste esigenze
che pone Lo risultano stonate... e girano a vuoto! Ora, su questo punto - determinante
per i lavoratori, i giovani e i militanti - Lutte Ouvrière non propone
assolutamente nulla.
La Lcr: anticapitalista o riformista?
Il programma della Lcr (Lega Comunista Rivoluzionaria)[3] esordisce
sulle mobilitazioni (Cpe, rivolta delle banlieues, ecc.) e afferma:
"Noi dobbiamo costruire un movimento unitario capace di affrontare
direttamente il padronato e di rimettere in causa l'insieme delle politiche
liberali." (v. www.besancenot2007.org)[4]. La
Lcr propone dunque delle misure "sotto forma di un piano d'urgenza per
rispondere agli bisogni immediati"; delle rivendicazioni che, in generale,
sono corrette. Tuttavia, se la condanna dell'Europa liberale è presente, questo
programma non pone chiaramente la necessaria rottura con l'Europa di
Maastricht, con l'ordine capitalistico europeo.
Il programma della Lcr rimane congelato in un anticapitalismo di facciata
in quanto non è legato ad alcuna prospettiva di società. Nessuna parola sul
socialismo. Del resto, questa parola (una parolaccia per la Lcr?) non compare
mai nel suo programma. Ma soddisfare i bisogni sociali di tutti e di tutte non
si può fare senza una rottura con il capitalismo, per il socialismo. Così come
Lo, anche la Lcr non indica alcun ponte tra le rivendicazioni immediate dei
lavoratori e - per citare il suo programma - la necessaria e urgente
"soddisfazione dei nostri bisogni sociali fondamentali." Per quale
via potremo raggiungere questo obiettivo? Mistero! Quale prospettiva di società
difende la Lcr? Si ha un bel porsi questa domanda!
In ogni caso, è chiaro che la prospettiva di "un'Europa sociale"
difesa dalla Lcr ha fatto una vittima: il socialismo. Le misure riformiste - nel
senso classico del termine - proposte dalla Lcr non possono essere imposte ai
capitalisti e alla borghesia, nemmeno attraverso una mobilitazione massiccia.
Perché, per parafrasare Lenin, ciò che i lavoratori guadagnano con uno
sciopero, la borghesia fa in modo di riprenderselo con gli interessi. La
mobilitazione è necessaria e può essere vincente... nell'immediato. Ma senza la
presa del potere politico da parte dei lavoratori e l'espulsione della
borghesia dal potere, non ci sarà alcuna soddisfazione dei bisogni sociali
fondamentali. L'anticapitalismo non è un fine in sé e ancor meno un progetto di
società.
Effettivamente, "la vera questione è di sapere come imporre simili
scelte sociali che rimettono in discussione il potere padronale, la proprietà
privata dei mezzi di produzione." Per fare ciò, oggi noi abbiamo bisogno
di un partito che difenda la prospettiva del socialismo nelle lotte, e nelle
urne, se serve. Una "forza anticapitalistica" non basta a rovesciare
il capitalismo, senza un progetto di società, senza un metodo per l'azione
nella prospettiva della presa del potere da parte del proletariato. Una
"forza anticapitalistica" non potrà fermare gli attacchi del
capitalismo predatore contro i lavoratori e i giovani, senza spiegare,
quotidianamente, che un'altra società - socialista - è possibile.
Bisogna lanciarsi all'assalto del cielo! (per parafrasare ancora Lenin).
Ebbene sì, perché no?
A cosa serve altrimenti un movimento, un fronte anticapitalista per il
socialismo, capace di raggruppare i lavoratori, i giovani e i militanti? Perché
altrimenti una struttura che raggruppi largamente - e senza settarismi - tutti
coloro che sono disposti a lanciarsi all'assalto del cielo?
Le elezioni sono uno specchio deformato della lotta di classe. E' per
questo che - quando decidono di parteciparvi - i rivoluzionari devono porre
degli obiettivi chiari, precisi e subordinati a una prospettiva di società. Ma
non solo. Bisogna anche presentare il socialismo come una prospettiva concreta
per i lavoratori; ciò che implica un metodo transitorio, una pedagogia per
costruire un ponte tra le rivendicazioni immediate dei lavoratori e la
rivoluzione socialista.
Serve un'altra prospettiva
Ora, a nostro avviso Lutte Ouvrière non risponderà alle attese e alle
speranze dei lavoratori predicando il socialismo in maniera astratta, senza
legarlo alla realtà della lotta di classe in Francia e in Europa. Non basta
neanche denunciare il capitalismo e i suoi lacché di sinistra o di destra,
bisogna anche contrapporre a loro un programma d'azione odierno per il
socialismo.
Quanto alla Lcr, di rinuncia in rinuncia, tende ormai a diventare un
partito "anticapitalista" senza una prospettiva di società. Tende
insomma a diventare un partito riformista più o meno radicale, nel senso
classico del termine. Senza più la prospettiva della dittatura del proletariato
e dunque senza più presa del potere da parte dei lavoratori. Il che significa
che la democrazia operaia, il potere dei produttori, non potrà mai imporsi.
Esiste tuttavia una differenza fondamentale tra queste due organizzazioni.
Lo non nutre alcuna illusione verso il Partito Socialista e giustamente gira le
spalle tanto alla destra quanto alla sinistra. Perché "non si può, di
alternanza in alternanza, lasciare all'elettorato popolare solo la libertà di
cambiare soltanto gruppi dirigenti che perseguono la medesima politica."
E, soprattutto, Arlette Laguiller afferma: "chiunque sarà il presidente,
il grande padronato conserverà la sua potenza economica e, dunque, i mezzi per
imporre la sua politica."
Ma è estremamente dannoso che, sull'essenziale, Lo non proponga nulla in
termini di un programma transitorio d'azione per la prospettiva socialista, neppure
in termini di prospettiva organizzativa e di lotta: su tutto ciò è il vuoto
siderale.
Ancora una volta (una volta di troppo?) la Lcr e Lo rischiano di deludere i
lavoratori e i giovani.
(*) dirigente del Groupe Socialiste Internationaliste, sezione francese della Lega Internazionale dei Lavoratori (Lit)
(traduzione e note di Francesco Ricci)
[1] Lutte Ouvrière è la principale forza dell'estrema sinistra francese, si richiama al trotskismo. In termini elettorali ha raggiunto circa il 6% dei voti in alcune elezioni. Al suo interno è attiva una Frazione di sinistra (L'Etincelle) con cui dialoghiamo e che ha inviato un osservatore al congresso fondativo del PdAC.
[2] Arlette Laguiller è la portavoce di Lo, più volte candidata alle presidenziali (5,7% dei voti nel 2002).
[3] La Ligue Communiste Révolutionnaire è l'altra consistente organizzazione francese che si richiama in qualche modo al trotskismo. E' la sezione del cosiddetto Segretariato Unificato della Quarta Internazionale, la cui sezione in Italia è Erre-Sinistra Critica.
[4] Olivier Besancenot è il candidato della Lcr alle prossime presidenziali (nel 2002 ha preso il 4,2%).