Partito di Alternativa Comunista

Il gattopardo Fioroni: cambiare tutto per non cambiare nulla

Il gattopardo Fioroni: cambiare tutto per non cambiare nulla
Intervista a Teresa Vicidomini, membro dell’Esecutivo Nazionale Cobas Scuola

a cura di Giuseppe Guarnaccia

Sono passati solo pochi mesi dall’insediamento del governo Prodi e le promesse elettorali, come da copione, sono state disattese. La continuità nelle politiche antipopolari con il precedente governo è palese: dalla politica estera, al mercato del lavoro, all’istruzione scolastica. Teresa Vicidomini, esponente nazionale dei Cobas scuola, traccia un primo bilancio sull’attività del Ministro Fioroni e sulle sue promesse mancate.

Durante l’estate il ministro Fioroni è intervenuto ripetutamente con la sbandierata intenzione di smontare la “riforma” Moratti. Ad oggi quali sono i cambiamenti avvenuti?
Le promesse di riqualificazione della scuola pubblica e di stipendi dignitosi per docenti ed Ata si sono sprecate, ma i risultati non mutano. La Finanziaria 2007 si presenta particolarmente onerosa nei confronti del lavoro dipendente. La scuola è destinata a subire un taglio di spesa tra 500 milioni e un miliardo di euro, con una notevole riduzione degli organici tramite innalzamento del numero degli alunni per classe, più accentuato nelle scuole medie, diminuzione degli insegnanti di sostegno e senza spazio per nuove immissioni in ruolo. Fioroni scarica le responsabilità su Padoa Schioppa (che vuol cancellare quel che resta degli scatti di anzianità), ma intanto assicura alle scuole private un aumento, disatteso da Berlusconi, di 167 milioni di euro di finanziamento pubblico.

Le politiche del Ministro Fioroni sono orientate a mantenere lo status quo nella scuola, ma nel programma dell’Unione è scritto: “… lotta ad ogni forma di precarietà, con l’immediata copertura di tutti i posti vacanti, immettendo in ruolo coloro che già lavorano nella scuola e agevolando coloro che si sono formati in questi anni”.

Erano “promesse da marinaio” quelle dell’Unione in campagna elettorale. Hanno assunto gli insegnanti di religione e aumentato i finanziamenti alle scuole private. Fioroni parla di lotta alla precarietà e poi fa il contrario, promettendo di raddoppiare il numero delle immissioni in ruolo e smentendosi poi clamorosamente nei fatti. Forse il ministro è troppo impegnato a “smontare con il cacciavite” il disastro combinato dalla Moratti. Ma il cacciavite gira a vuoto, perché Fioroni sembra mantenere, a parte i nomi, quanto fatto dalla Moratti, soprattutto in tema di organici, tagli alle risorse, aumento della precarietà dei lavoratori.

Qualcuno pensa che il nuovo governo stia invertendo la tendenza alla precarizzazione del lavoro nella scuola, ma i fatti smentiscono clamorosamente queste accomodanti previsioni.

La scuola al servizio del profitto e del capitale: come reagire?
Urge rilanciare la battaglia contrattuale per un reale recupero del potere d’acquisto dei nostri stipendi e ridurre il divario con quelli europei. Il nostro contratto è scaduto da nove mesi e del rinnovo non c’è traccia; in Finanziaria sarebbero stanziati fondi sufficienti per miseri aumenti di circa 25 euro lordi e c’è chi nel governo propone il blocco della tornata contrattuale per tutto il Pubblico Impiego. Nel contempo, vanno ripristinati un meccanismo automatico di difesa dei salari, una nuova scala mobile e gli scatti biennali di anzianità. Vanno garantiti l’assunzione e il passaggio in ruolo dei precari su tutte le cattedre vacanti. Equiparazione dei diritti sindacali tra personale a tempo determinato e indeterminato, aumento di 300 euro netti mensili per tutti, diritto di assemblea per tutti i sindacati, le singole Rsu e tutti i lavoratori.

Fioroni e la riforma della scuola: la “demorattizzazione” tanto annunciata da autorevoli esponenti della sinistra è dunque avvenuta?

Il ministro Fioroni ha lavorato parecchio in estate e non ha potuto ignorare il possente movimento anti Moratti e i suoi obiettivi di lotta. La restituzione del Tempo Pieno, l’unitarietà dell’orario contro lo “spezzatino”, il ripudio del Tutor, del Portfolio, delle assunzioni a “prestazione d’opera” e della “nuova scheda”, l’ostilità all’anticipo nella scuola dell’infanzia, sono stati gli obiettivi cruciali per i quali tantissimi genitori, insegnanti e Ata si sono battuti senza sosta. Però tutte le azioni del ministro non abrogano questa paccottiglia, ma ne prorogano l’attuazione o la sospendono. Le parti cruciali della riforma restano in piedi e testimoniano la strumentalità della tattica e del no all’abrogazione. Cambiare la forma per lasciare immutata la sostanza.
Certo, a parole Fioroni si muove tra non poche contraddizioni se poi espone alla Camera capitoli quali “L’istruzione è una funzione pubblica”, “L’integrazione dei diversamente abili”, ecc. Ma se non fosse solo un modo di ingraziarsi il popolo della scuola pubblica, questi capitoli dovrebbero costituire il cuore dei programmi: perché se non saranno processi democratici e unitari nazionalmente a dare anima alla scuola, ci penseranno la Confindustria, il mercato e il Vaticano.

L’autonomia scolastica come panacea per la scuola di Fioroni?

L’elemento più pericoloso della strategia fioroniana è l’uso continuo, ricorrente, della cosiddetta “autonomia scolastica”, quella che ha spalancato le porte alle scuole-azienda, l’una in competizione con l’altra, e che mai è autogoverno della didattica.
L’autonomia scolastica è stata decisiva per trasformare le scuole in azienda e i saperi in merce. Questo percorso si è realizzato contro ogni forma di autogoverno e progetto di sviluppo della democrazia nelle scuole. Il ministro, con il suo entusiasmo per l’autonomia su quanto finora ha provocato nelle scuole, stabilisce di fatto una continuità gravissima con l’azione sia di Berlinguer che della Moratti, allarmandoci enormemente perché sembra annunciare un’ulteriore aziendalizzazione delle scuole e la frammentazione regionalistico localistica del sistema scolastico.
Non è difficile pensare a cosa accadrà se ogni scuola inizierà ad adottare “autonomamente” il suo curricolo, la sua scheda di valutazione, il suo portfolio, il suo simil Tutor, e così via disgregando e impoverendo la scuola pubblica. Alla prova dei fatti, si conferma che la principale indicazione odierna per la scuola pubblica è sempre: abrogazione di tutte le leggi Moratti.

La piattaforma Cobas per la scuola in vista delle elezioni Rsu?

Le Rsu Cobas devono continuare a svolgere il ruolo fondamentale sinora svolto, per la difesa dei diritti e per il rispetto delle regole, spesso violate dai dirigenti scolastici: impegnandoci a rilanciare la democrazia sindacale con particolare riferimento al diritto di assemblea e a garantire un rapporto dinamico con tutti i lavoratori. Per quanto concerne il diritto di assemblea è iniziato lunedì 2 ottobre lo sciopero della fame sotto il Ministero della Pubblica Istruzione di tre membri dell’esecutivo nazionale Cobas Scuola per la restituzione del diritto di assemblea per i Cobas e per tutti i lavoratori.
Nella scuola i lavoratori sono i veri titolari del diritto di assemblea, avendo dieci ore a disposizione per tenerle con chi ritengono opportuno: e fino al 1999 tutti i sindacati erano autorizzati a convocare assemblee. Poi nel ’99 Berlinguer regalò il diritto di assemblea ai sindacati maggiormente rappresentativi, quelli che, in base alla legge Bassanini, hanno i diritti alle trattative e ai distacchi.
La Cgil spinge sul ministro Fioroni per conservare il monopolio dei diritti sindacali.
La lotta proseguirà e si estenderà, e da oggi consideriamo Fioroni responsabile della salute dei nostri colleghi, oltre che dichiarato complice di un gravissimo vulnus alla democrazia nelle scuole.
La nostra concezione di Rsu mira a rappresentare la volontà e le esigenze di quanti lavorano nelle scuole e chiedono quotidianamente: la continuazione della battaglia per l’abrogazione delle leggi Moratti, contrastare la riduzione degli organici e del tempo scuola, tutelare e valorizzare il lavoro del personale docente e Ata attraverso l’opposizione a tutte le modalità di divisione della categoria. I Cobas partecipano alle Rsu per renderle strumento di conflitto e di contrattacco nei confronti della scuola azienda, consapevoli che solo un’ampia partecipazione da parte della maggioranza dei lavoratori della scuola possa farci ottenere vittorie significative.



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