Partito di Alternativa Comunista

Perch

Perché mi iscrivo al Pdac/6
Continua la crescita del Pdac
in Sicilia
intervista a Gianmarco Catalano
 

 
a cura di Mauro Buccheri
 
Continua la serie dedicata alle interviste di compagni che hanno scelto di aderire al Pdac e alla Lit-Internazionale, per contribuire alla costruzione del partito rivoluzionario internazionale e internazionalista, l'unico strumento che può consentire alle masse oppresse di portare avanti la guerra al sistema capitalista, per rovesciarlo e spianare la strada all'edificazione di un mondo nuovo. Si tratta di compagni attivi nelle lotte nei loro territori di riferimento, che hanno costatato il fallimento delle politiche riformiste e hanno compreso l'illusorietà d’ogni ipotesi graduale ed istituzionale.
Nelle precedenti puntate abbiamo intervistato i compagni Luis Seclen, in prima linea nella lotta all'Esselunga di Pioltello, Carlo Velletri, operaio che ha iniziato la costruzione del Pdac a Padova, Michele Adorni, attivo nella lotta degli operai della Fiat-Ferrari di Maranello, e i giovani Nicola De Prisco e Simone Tornese, impegnati nelle lotte studentesche, che in Italia hanno costituito negli ultimi mesi una delle punte più avanzate del conflitto sociale.
L'ultima puntata della serie “Perché mi iscrivo al Pdac” aveva riguardato la compagna Conny Fasciana e l'autore di questo pezzo. Restiamo adesso in Sicilia e parliamo con Gianmarco Catalano, giovane attivista che da alcune settimane ha iniziato nella provincia di Siracusa la costruzione del Partito di Alternativa Comunista, progetto che dopo la presentazione ufficiale, avvenuta nello scorso aprile, ha riscontrato notevole interesse fra i giovani e che ha conosciuto nei giorni scorsi una tappa importante con un incontro-dibattito relativo all'attualità del marxismo rivoluzionario.
Gianmarco, nonostante la giovane età, hai al tuo attivo una certa esperienza sul piano politico. Quali lotte hai portato avanti in questi anni sul tuo territorio di riferimento?
Il mio impegno si è incentrato soprattutto sulle tematiche ambientali, considerata la criminale colonizzazione industriale subita dal territorio siracusano, dove le multinazionali del petrolio, con la loro presenza ingombrante, continuano ad attentare alla salute delle popolazioni, a saccheggiare le risorse naturali e a mettere a serio rischio la sicurezza dei lavoratori del polo industriale.
In quest'ambito, la lotta per la sicurezza del petrolchimico e contro la realizzazione del mega-rigassificatore Ionio Gas, combattuta al fianco di comitati e associazioni ambientaliste siracusane, è stata senz'altro una delle più importanti e incisive. L'intento dei colossi Erg e Shell era di realizzare l'infausto progetto di rigassificazione a Melilli, in piena zona sismica e ad elevatissima concentrazione di stabilimenti classificati a rischio d'incidente rilevante.
Più di recente, abbiamo voluto far luce sui rischi e gli abusi legati alla militarizzazione selvaggia dei territori; perché, tra le altre cose, Siracusa è anche la provincia più militarizzata d'Italia!
Cosa ti ha spinto, dopo le esperienze precedenti, a aderire al Pdac?
Cinque anni di attivismo mi hanno aiutato a crescere, a fare esperienza, a scoprire la straordinaria dimensione collettiva dell'agire umano, ma anche i limiti di un associazionismo fermo ad un'impostazione locale - unita molto spesso ad una buona dose di qualunquismo politico - ma soprattutto sganciato da una prospettiva di radicale cambiamento della società, che parta dalla sua base, ossia dal sistema economico. Così, la scelta di aderire al Pdac è seguita alla naturale crescita del mio impegno politico. E' stata una decisione maturata al termine di una lunga riflessione accompagnata da uno studio complessivo delle diverse organizzazioni politiche che in Italia - almeno a parole - si richiamano al marxismo rivoluzionario. Ho scelto Alternativa comunista perché la ritengo l'unica forza trotskista, nel panorama politico italiano, coerente nella prassi e nell'impostazione teorica. Un partito internazionale e internazionalista, fatto di militanti realmente attivi e presenti nelle lotte.
Le recenti elezioni amministrative in Sicilia hanno confermato la perdita di consenso dei grandi partiti di sistema e hanno fatto registrare una crescita dell'astensionismo e un drastico calo di consensi per il “Movimento 5 Stelle” rispetto alle precedenti elezioni politiche di febbraio. Come leggi questo quadro politico e quali prospettive di sviluppo vedi per la costruzione del Pdac in Sicilia?
Il calo dei consensi da parte delle formazioni politiche borghesi da tempo ormai non desta più stupore. Con l'aggravarsi della crisi economica, la tendenza all'astensionismo è destinata a crescere, in parallelo all'inasprimento del conflitto sociale. Il crollo del M5s era ampiamente prevedibile: anche i più fedeli elettori grillini iniziano a rendersi conto della inconsistenza politica di un movimento tecno-populista comandato da un comico miliardario intollerante al dissenso e da una società d'informatica (la Casaleggio Associati). In Sicilia, il quadro politico riflette i dati emersi nelle altre regioni. E il potenziale di crescita per una forza come il Pdac aumenta certamente. Tutto dipenderà dal lavoro militante che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi, dalla credibilità che sapremo guadagnarci nel vivo del lotte, investendo al contempo sul fondamentale lavoro di formazione dei militanti.
Non siamo certo né in Turchia né in Brasile, ma anche da noi le persone iniziano, pian piano, a comprendere che non è semplicemente sostituendo il "gestore" del sistema che cambieranno le condizioni economiche e sociali e il futuro di milioni di lavoratori, precari, studenti e disoccupati.
Hai già scritto per il giornale e la redazione web del Partito alcuni articoli sulla situazione politico-economica di Augusta. Come spiegheresti in sintesi questo quadro? Come è iniziata la costruzione del Pdac su quel territorio?
Il recente commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune di Augusta ha messo in luce l'esistenza di una piovra politico-affaristico-mafiosa che da decenni avvolge l'intera provincia. Come ho già avuto modo di scrivere, si tratta di una realtà che esprime in pieno, anche se in piccolo, tutte le più aberranti degenerazioni prodotte dal capitalismo. Mafia e imprenditori locali soci in affari per conseguire profitti, dalla cementificazione del territorio alla gestione dei principali servizi pubblici, servendosi del controllo diretto e indiretto dell'apparato burocratico amministrativo. Una gestione "familiare" del Comune garantita dalla presenza di politicanti eletti grazie al sostegno di un vero e proprio comitato d'affari.
Di fronte a questo scenario, emerge con forza l'esigenza di rompere e ricostruire ex novo il tessuto sociale, politico e culturale di un territorio lacerato in profondità, liberandolo dall'egemonia di chi, a dispetto delle illusioni, continua a tenere ben salde le mani sulla città. Con questa consapevolezza è appena iniziata la costruzione del Pdac anche nel siracusano, partendo proprio da Augusta. Un percorso di crescita certamente non semplice per una forza politica antisistema come la nostra, al cospetto di una realtà sino ad oggi dominata dalle logiche borghesi del do ut des, della subordinazione servile, del lurido compromesso come surrogato della lotta per il riscatto sociale. Ma, nello stesso tempo, qualche bel segnale in controtendenza esiste già. In questi primi mesi, dopo la prima assemblea pubblica del partito in città, si sta sviluppando un interessante e vivo dialogo, accompagnato da incontri di formazione, con diversi giovani e studenti che hanno voglia d'impegnarsi e iniziano ad avvicinarsi al marxismo. Si tratta, dunque, di continuare a seminare, con costanza, fiducia e pazienza, investendone i frutti nelle lotte che svilupperemo e di cui questa terra ha estremo bisogno.
Che messaggio ti senti di lanciare ai giovani della tua generazione?
Non arrendetevi mai all'ordine costituito, alla realtà decadente delle cose, ai dogmi che ci sono inculcati dall'ideologia dominante. Abbiate sempre la voglia incessante di scoprire e andare oltre le barriere, di qualunque natura esse siano; anzi, odiatele proprio le barriere, in primis quelle che vi portate dentro, e lottate per spezzarle. Non serve a nulla una generica indignazione o un ribellismo infantile; urge comprendere a fondo la necessità di capovolgere il sistema per costruire su nuove basi una società libera dallo sfruttamento e dalla follia inumana del capitalismo. E per farlo occorre studiare, organizzarsi e agire. Controcorrente.

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