Partito di Alternativa Comunista

Ripartire dalle lotte nelle fabbriche e nelle piazze!

Elezioni amministrative
Ripartire dalle lotte nelle fabbriche e nelle piazze!

 

Dichiarazione del Comitato Centrale del Partito di Alternativa Comunista

 

Dopo le contestazioni a Prodi, ai suoi ministri, a Bertinotti alla Sapienza, a Ferrero e Giordano a Mirafiori, anche l'esito elettorale (che pure è solo uno specchio deformato della lotta di classe) esprime un misto di disincanto e di rifiuto dei lavoratori delle politiche anti-operaie del presunto "governo amico".
Il calo dei partiti di governo è evidente, sia in termini di voto assoluto che percentuale; al Nord si fa più evidente ma è abbastanza uniforme. Il tentativo della sinistra di governo di scaricare i risultati sulle altre forze della coalizione appare grottesco politicamente e inutile elettoralmente. Giordano che parla di "una legittima rabbia degli operai che chiedono un risarcimento sociale al governo" pare ignorare il fatto che le politiche anti-operaie del governo sono sostenute attivamente dal suo partito. Ma se Giordano si "dimentica" di non rappresentare un partito d'opposizione, se ne ricorda il suo elettorato e il Prc perde circa un terzo di voti (passando in media dal 6% al 4%). Come sempre, in assenza di una forte e visibile alternativa di classe, il disincanto e il rifiuto si traducono, elettoralmente, nell'incremento dell'astensione e in un voto per i partiti del centrodestra, nella logica dell'alternanza tra i due poli.

 

Come PdAC, essendoci costituiti in partito poche settimane prima della campagna elettorale, abbiamo potuto presentare nostre liste solo in un paio di situazioni -entrambe storicamente caratterizzate da un voto a destra: Vicenza e Latina.
Da marxisti rivoluzionari, la nostra campagna elettorale -povera, fatta solo di volantini - la abbiamo sviluppata non per orientare il massimo dei voti su posizioni indistinte ma per fare propaganda sul programma rivoluzionario. Il risultato che abbiamo ottenuto è modesto ma significativo (1).
A Vicenza la nostra compagna Patrizia Cammarata ha preso 1301 voti: lo 0,3% (ma il Prc, ben più attrezzato di noi elettoralmente, prende l'1,6%). A Latina prendiamo circa l'1% dei voti, superando i verdi e quasi eguagliando il Prc (il nostro candidato Ruggero Mantovani prende 721 voti, il Prc 872 voti). Ma - dato per noi ben più importante di quello meramente elettorale - sono centinaia i nuovi contatti presi durante la campagna elettorale e decine le richieste di nuove iscrizioni al partito.

 

In ogni caso non è sul terreno elettorale che si fermerà l'attacco anti-operaio del governo di centrosinistra o si scongiurerà il rafforzamento dell'altro polo borghese, quello di centrodestra. Bisogna costruire nei luoghi di lavoro, a partire dalle lotte dei lavoratori per il rinnovo dei contratti nazionali (metalmeccanici, pubblico impiego, ecc.), piattaforme che garantiscano reali aumenti salariali, diritti e tutele; e nelle piazze, e nelle manifestazioni contro le politiche di guerra di Prodi -di particolare importanza è la manifestazione del 9 giugno a Roma- una opposizione di massa alle misure imposte dalla borghesia attraverso i suoi governi, nazionale e locali, dell'uno o dell'altro polo. La costruzione di una forte opposizione (che oggi significa costruire uno sciopero generale per difendere le pensioni e respingere le politiche di guerra del governo) potrà poi tradursi anche, e secondariamente, in un risultato elettorale. Anche se l'alternativa dei lavoratori non verrà mai dalle elezioni per gli organismi rappresentativi funzionali a questo sistema sociale ma potrà venire solo dalla lotta unitaria di lavoratori e giovani attorno a un programma di rovesciamento del capitalismo e della sua democrazia fasulla.

 

(1) Peraltro pari o superiore ad altre piccole formazioni, come il Pcl, che pure si presentava con programmi da lista civica, senza alcun riferimento di classe e che sui giornali si esibiva come un già costruito "terzo polo" elettorale.

 

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